Ieri mentre cambio canale mi imbatto in “Chi l’ha visto”. Un programma che non ho mai seguito, per quanto abbia una sua utilità.
Ieri, tuttavia, non ho cambiato canale come al solito. Nel momento in cui mi è apparsa la conduttrice qualcosa di clamoroso veniva svelato in diretta, quasi si fosse in un reality. La persona scomparsa era probabilmente stata uccisa e, grottescamente, una delle figlie e la giornalista che la intervistava stava a casa del presunto assassino.
Mentre si delineava la vicenda, si scopriva che le forze dell’ordine erano alla ricerca del cadavere della ragazzina, indicato da colui che oggi ho scoperto essersi dichiarato l’assassino.
Non commento l’assassinio in se, vicenda drammatica e terribile, fra le tante purtroppo, che accadono ogni giorno in Italia e nel mondo. Non commento la figura del presunto assassino che non molto tempo fa piangeva davanti alle telecamere.
Voglio invece soffermarmi sui soliti squali dell’informazione. Sui papiri d’inchiostro che si scriveranno, sugli speciali tv, sui dossier, sulle interviste strappalacrime che verranno eseguite, sulle parole che verranno usate: compariranno la parola “orco”, la parola “mostro”, la frase “era un uomo tranquillo”, la frase “merita di pagare”, la frase “sono sconvolto non posso credere sia stato lui”.
Vi saranno le solite esibizioni di dolore da telecamera, la solita retorica sulla violenza in famiglia, le solite domande che troveranno agio in comodi salotti mediatici, solo fino a quando e fintanto che la vicenda sarà fresca e continuerà a fare audience.
In fondo è stata una “fortuna”, se doveva capitare, che la trasmissione investita della incombenza di annunziare un presunto omicidio in diretta sia stata “Chi l’ha visto”. La conduttrice dimostra una dignità e una capacità nettamente superiore alla media, ed è riuscita in qualche modo, a non rendere la vicenda uno schifosissimo evento mediatico più di quanto non lo fosse in se, proponendo “addirittura” di interrompere la trasmissione.
Purtroppo oggi non è accaduto lo stesso.
Per curiosità ho visto i primi dieci minuti dello speciale andato in onda su Italia 1, non ho retto oltre.
Nessuna sorpresa. Anche se a sentire questi finti giornalisti raccontare la vicenda m’è venuto quasi da vomitare. Loro non informano. Loro additano, loro nominano, loro giudicano, loro cambiano il tono di voce, loro si indignano, loro fanno finta di commuoversi, indicano la strada, tracciano la morale- accompagnati da una colonna sonora da soap opera. Questi non sono giornalisti, sono venditori di audience, sono circensi, procuratori di spasmi emotivi, induttori di lacrima. Sono perniciosi, dannosi, inutili: sono trash.
Per finire la pennellata finale, non voglio moralizzare però, la tengo come annotazione finale.
Il fratello della vittima, credo abitasse molto lontano dalla sorella, sembra non veda l’ora di rilasciare interviste alle orde di giornalisti precipitatesi, non veda l’ora di presenziare alle strisce tv: il tono di queste interviste è quasi del tutto privo d’emozione.
Bene, dopo Cogne e Garlasco, abbiamo un altro mostro, un altro orco: giusto per non guardarci allo specchio, giusto per dimenticarci che ogni giorno in ogni parte d’Italia avvengono delitti che rimangono nel quasi totale oblio mediatico. Allora,
allora non son delitti! Allora non sono morti, non sono mai morti!!
2 commenti:
Assolutamente d'accordo! Uno schifo che ormai ha invaso le case di milioni di Italiani. Tanto per aggravare la già penosa situazione - distraendo l'opinione pubblica - nella quale versiamo, con una politica che tutto fa fuorché occuparsi del Paese.
Sai Roby credo che tante persone non girino il canale quando vedono questo scempio. A molti credo interessino, ahime, i particolari più macabri.
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