SOLO VALIGE DI CARTONE PER CARROZZE DI III CLASSE

Il mondo non è diventato quel brutto posto che è perchè ci sono pochi cattivoni a comandarlo. La colpa è della massa di sgherri striscianti che chiede di essere comandata e sottomessa per qualche briciola di pane raffermo...

Non dimentichiamolo mai (lo scrivo anche per me), la lotta, quella vera, si fa fuori da internet, con il mouse non si cambia il mondo.

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venerdì 26 novembre 2010

Precari I. Riflessioni sparse.



(Il tema verrà approfondito in seguito: nei suoi aspetti storici e legislativi…questo è soprattutto uno sfogo) 


Ricordo ancora quando alle superiori per la prima volta ho sentito il termine: flessibilità. 

Il termine era affiancato al termine globalizzazione e veniva utilizzato per indicare un cambiamento, addirittura evolutivo, nel mercato del lavoro. 

Ci veniva detto, a noi studenti, che con l’internazionalizzazione del mercato, il lavoro non sarebbe più stato quello fisso dei nostri padri, ma che ci si doveva abituare a pensarlo in maniera globalizzata: ossia si doveva imparare a cambiare mestiere continuamente, di conseguenza ci si doveva anche aggiornare, per essere pronti alle rinnovate esigenze d’un mondo in continuo cambiamento. 

Cazzate!

Ho visto bene cosa significa essere flessibile. Ci sono stato invischiato per più di cinque anni nella flessibilità, e l’unica cosa flessibile che avevo all’epoca era l’angolo del mio deretano sempre in bilico tra l’aprirsi di quarantacinque  o novanta gradi. 

Il fatto è che tutti questi discorsi sulla globalizzazione non ci venivano solo detti ma erano già scritti nei libri che ci facevano leggere, libri che osavano chiamarsi didattici. 

Forse ci volevano preparare: bello te l’ho dico ora, così lo sai. 

Ma a diciassette anni non ti frega nulla del mondo del lavoro, almeno in Sardegna. Ricordo la mia professoressa che ci guardava severa: vedrete vedrete poveri illusi, vedrete quando uscirete da qui….
Lei aveva ragione, probabilmente quei puntini di sospensione si riferivano all’inferno.

Art. 1
L'Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro

L’Italia è fondata sul lavoro: ma quale tipo di lavoro mi chiedo? Può un lavoro rendere schiavi?
La risposta è si: certamente. 

Si stima siano quasi 4.000.000 gli schiavi acclarati: co.co.co., Lap, interinali, stagisti, ricercatori e docenti precari, dottorandi, borsisti, lavoratori socialmente utili, tempi determinati, occasionali, stagionali. 

La maggior parte di queste persone non arriverà alla pensione minima. Creperà di fame quando avrà i solchi delle rughe sulla faccia, mentre avrebbe diritto quantomeno a godersi la vecchiaia dopo aver svenduto la propria esistenza , alla mercé d’aziende che sfruttano leggi alla mercé di lobbisti. 

Tutto un fottuto mercimonio d’esistenze, gettate nel fango della precarietà, nel non futuro.

Quattro milioni di esseri umani non ci stanno ne a Roma ne a Milano. Immaginateli tutti insieme che affollano le vie della città: sono una marea infinita di teste mozzate! Il boia ha scagliato la scure q-u-a-t-t-r-o m-i-l-i-o-n-i  di volte. 

Ai padri e alle madri dico: guardateli sono i vostri ragazzi! Alle mogli dico: guardate sono i vostri mariti…  ai mariti….ecco le vostre mogli…e ai giovani dico: ecco il vostro oblio! 

Guardate come li hanno ridotti. Piegati e schiavi. Muti e chini sul lavoro. 

Altrimenti via di qua, VIA!, avanti un altro: di schiavi c’è ne migliaia la fuori, sono un esercito, un esercito disunito di disperati in cerca d’un tozzo di pane…e pronti a calpestarsi a vicenda

e questo è quanto.

Davide. 

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