SOLO VALIGE DI CARTONE PER CARROZZE DI III CLASSE

Il mondo non è diventato quel brutto posto che è perchè ci sono pochi cattivoni a comandarlo. La colpa è della massa di sgherri striscianti che chiede di essere comandata e sottomessa per qualche briciola di pane raffermo...

Non dimentichiamolo mai (lo scrivo anche per me), la lotta, quella vera, si fa fuori da internet, con il mouse non si cambia il mondo.

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venerdì 19 novembre 2010

La crisi dell’Irlanda, la crisi perpetua. (I)



(Prima parte introduttiva alla crisi irlandese. Scrivo da semplice osservatore, non sono assolutamente un esperto di borsa, a parte qualche esame di economia dato all’università e qualche testo letto qua e là. )

La crisi irlandese, la recente crisi greca, la crisi portoghese, la crisi spagnola, le difficoltà italiane, i tagli inglesi, le riforme tedesche, le proteste degli studenti inglesi: all’improvviso, nel giro di qualche anno, da quando è montata una delle più terribili crisi economiche che l’epoca contemporanea ricordi, sembra che l’economia degli stati europei sia divenuta un colabrodo, che non riesca più a sostenersi senza fare tagli di spesa che a pagare siano sempre i poveri cittadini. 

A memoria, prima che ci fosse l’avvento dell’euro (1 gennaio 2002), non ricordo una situazione tanto devastante, a tal proposito riecheggiano nella mia mente le parole di Jacques Attali, economista, banchiere internazionale nonché eminenza grigia di Mitterand:

"Non è colpa nostra se la plebaglia europea è convinta che l'unione monetaria è stata fatta per la loro felicità".

Dunque il problema è l’euro. Ed è incredibile che i sindacati non si siano resi conto di questo, è incredibile come tendano a giustificare la blanda efficacia delle loro azione facendosi scudo con la crisi esplosa nel 2007: ma questa crisi ha l’aria di essere perpetua, perché è sistemica, non è un errore o una congiuntura- per parafrasare l’agente Smith di Matrix - ha il sapore dell’inevitabilità

A colpi di crisi, prima uno stato poi un altro, nonostante la creazione di un fondo di 750 miliardi di euro per far fronte al rischio default di alcuni stati membri, si assiste al progressivo smantellamento del welfare in nome del contenimento del debito pubblico e dei parametri stabiliti dall’Unione Europea. 

Non mi pare che prima dell’avvento dell’euro si parlasse di rischio default per qualsivoglia paese in Europa, non mi pare che gli Stati Uniti siano meno indebitati dell’Irlanda eppure per loro non si parla di rischio default: sarà che gli Stati Uniti mantengono ancora la sovranità della loro moneta. 

Con l’avvento dell’euro uno stato che vi aderisca non ha più la sovranità monetaria e per accedere ai fondi necessari a garantire i servizi, “deve bussare alle porte di creditori privati per farsi PRESTARE gli Euro PRIMA di poterli spendere per la comunità (vendiamo titoli di Stato sui mercati di capitali dove dobbiamo competere e pagare tassi decisi dai privati).citazione 

Questo è uno dei nodi fondamentali; gli stati sono dipendenti dai mercati finanziari, ne subiscono le leggi e le distorsioni, sono alla mercé di agenzie di rating che ne stabiliscono l’attendibilità e il grado di solvenza: il grado di indipendenza di queste agenzie rispetto ai grandi speculatori internazionali non è assolutamente garantito, pertanto ci si può ritrovare, dall’oggi al domani, ad essere uno stato pig. 


fine prima parte.
Davide

 

 

 

 

 


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