SOLO VALIGE DI CARTONE PER CARROZZE DI III CLASSE

Il mondo non è diventato quel brutto posto che è perchè ci sono pochi cattivoni a comandarlo. La colpa è della massa di sgherri striscianti che chiede di essere comandata e sottomessa per qualche briciola di pane raffermo...

Non dimentichiamolo mai (lo scrivo anche per me), la lotta, quella vera, si fa fuori da internet, con il mouse non si cambia il mondo.

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martedì 15 novembre 2011

Barnard a Matrix

 

Si diranno tante cose sulla partecipazione di Paolo Barnard a Matrix. Credo che il programma sia andato come ci si potesse attendere, non poteva che andare così.

A vederlo li, dentro il tubo catodico, dopo essere rincasato a notte fonda ed emerso dalla metropolitana ingoiata dalla nebbia, in una banale sessione di zapping, la mia espressione era di quella stessa sgomenta incredulità dei molti che lo seguono da tempo.

Possiamo porci tante domande, e allo stesso tempo valutazioni sull’opportunità o meno di parteciparvi, valutazioni sulla sua efficacia mediatica etc.

E’ una cosa che  non farò, anche perché ho ancora le fauci paralizzate dall’incredulità.

Dirò invece che per quanto non abbia visto dall’inizio la puntata  credo che non abbia smosso una  coscienza che sia una di quelle ignare e inconsapevoli e ciò che recava il cartello televisivo come  “ teoria complottista” sia restata tale: si sa come aprioristicamente i media dipingano il pensiero non ortodosso alle elite come junk pensiero- anche se c’era parecchio junk pensiero ortodosso la dentro, ma questo lo sappiamo già.

venerdì 11 novembre 2011

Addio Italia

 

 

Quando le stupide folle scenderanno in piazza alla caduta di Berlusconi a festeggiare, come in una danza sul filo del baratro, così fu nella Belle Époque quando quella danza di euforia ubriaca ci condusse dritti dritti nel Leviathan della Grande Guerra, starò un minuto in silenzio vestito a lutto, idealmente nella camera ardente per l’ultimo omaggio a quello che fu uno stato sovrano. Lo stivale si appresta a decenni di sofferenza, le sue genti saranno travolte dall’impeto dei mercati, saranno rapinate e assassinate.

Nessun processo e nessun tribunale per questi crimini contro l’umanità.

Addio Italia.

giovedì 17 marzo 2011

Sensazioni, semplificazioni, sguardi.

(Pezzo scritto di getto)

mappamondo

 

Hai visto quella gigantesca imponente linea d’acqua ripresa dall’alto di un elicottero, avanza come una belva feroce quando si è prodotta nel suo scatto felino, non può più fermarsi, s’è messa a divorare tutto quello spazio con le sue fauci bianche e spumeggianti, la terra a un palmo si fa sempre più piccola e attende, ora preda senza più scampo.

Ed eccola balzare, penetrare nel profondo, spazzando, triturando, sbrindellando vite e palazzi come fossero di cartapesta e quella barca violentata e accartocciata addosso al ponte. Ha tremato la terra prima, hanno dondolato le case, la gente è fuggita e riversata per le strade, gridava! Poi è arrivata la calma e dopo la calma il mostro d’acqua.

Quel paese del sole che s’alza a levante, d’un silenzioso dolore lontano, di migliaia di corpi rovesciati in lande ora desolate, d’incombente disastro che ancor non si tace, per quel vento radioattivo sempre più sveglio, che  vuole affatto accucciarsi, è ancora la terza potenza economica mondiale.

S’è piegato, il Giappone, come si piegarono le terre lambite dall’oceano indiano nel 2004, come si piegò Valdivia nel 1960, nulla ha potuto la tecnologia, la preparazione, contro un evento di questa portata.

Vedi allora, tutti quei castelli di sabbia e arroganza che ci fabbrichiamo, tutta quell’aria da primi della classe, tutte quelle piccole lotte che si consumano in ogni dove, di quei microbi umani che si contendono fette di spazio;  sali sull’elicottero, e se non è bastante proiettati ancor più in alto, immagina di essere su un reattore cosmico, sali, fino a dove le stelle sono stelle e basta, dove c’è nero nero: guarda davvero ora, guarda che scaracchio di materia sia la terra e che scaracchio di galassia sia la nostra che galleggia assieme a miliardi d’altri scaracchi, guarda e non dimenticare mai ciò che hai visto perché devi  confessarlo alla tua arroganza.

Terra non fai altro che tremare, scosse in ogni dove, sommovimenti di crosta e finanza, esplosioni di bolle speculative e rivolte, a vederti ora, da qui a un paio di decenni fa, m’appari un colabrodo, o forse lo sei sempre stata, solo che ora ti misuriamo meglio e raccogliamo le statistiche e riuniamo in numeri quelle che furono anime.

Chi ti pensa e ti proietta nell’apocalittico scenario 2012, chi vede i segni della fine, nel Dio severo che arriva a punire e sterminare i corrotti e cattivi infedeli, chi vede H.A.A.R.P e le strategie di controllo geopolitico grazie al potere del clima, sai terra, sono giorni che a Milano non smette mai di piovere, e pochi giorni fa un mio amico in Inghilterra mi ha detto che da lì andava via, mi ha detto di nuovi scenari da incubo che verranno, e mi ha raccontato dei segni che ha visto, di indiani che lasciavano le loro valige in strada e correvano a prendere un aereo per tornare a casa, perché sembra che qualcuno che non sbaglia mai (e con lui altri) abbia parlato e abbia detto questa cosa qua che accadrà nel tuo grembo.

Dimmelo tu, terra, che sta succedendo, dimmelo tu come siamo arrivati a questo punto, se sono io a vedere polveriere in ogni dove, se sono io a non voler essere ottimista, a guardarti come facevo da bambino, cullato dal sole puro della mia terra natia, confessami dove stiamo andando e che ne sarà di noi, che mai ne sarà di te!

Davide

 

 

venerdì 11 febbraio 2011

Le realtà lavorative più piccole.

 

81038

 

Spesso ci si chiede perché si parli di lavoro e questioni sindacali, solo quando di mezzo ci sono le grosse aziende, vedi Fiat.

Ebbene quando Powell scrisse il suo memorandum (qui in lingua originale) indicò chiaramente la via per “eliminare” i sindacati, o quanto meno, per minarne in modo determinante la forza: inserirli nel gioco della concertazione, così i lavoratori, non vedendosi rappresentati adeguatamente se ne allontaneranno.

Quello che sta succedendo oggi, in un processo iniziato negli anni settanta.

Per amor di verità storica, almeno in Italia e non solo, bisogna dire che il numero dei non iscritti al sindacato ha sempre superato il numero degli iscritti, l’azione sindacale non è mai potuta prescindere  dai non iscritti. (Il primo sindacato organizzato a livello industriale nel nostro paese è stata la FIOM. )

E’ oramai nota, specie nelle piccole realtà, la distanza tra sindacalisti e lavoratori, appare evidente uno scollamento tra le due parti, quasi che non siano portatrici dei medesimi interessi.

Il mio non vuole essere un discorso disfattista, ed è pur vero che di persone valide ed appassionate nella trasversalità delle principali sigle, ancora si trovano, tuttavia la partita  è giocata da forze impari, tra la forza attuale delle aziende e la forza del sindacato, ultimamente molto debole e costretto a cedere ai più disparati ricatti.

Nelle piccole realtà i lavoratori sono oggetto di ricatti ben più grandi di quanto non possa accadere in quelle “conclamate”, l’applicazione dello statuto dei lavoratori e del contratto nazionale di categoria è tutt’altro che scontata, in quanto, spesso, si va “in deroga” non per consulto tra le parti, ma semplicemente per prassi aziendale.

O fai così, o fuori dalla finestra. 

Indubbiamente l’aumentare di forme di precarizzazione del lavoro contribuisce alla nascita di una “cultura” aziendale fortemente orientata al profitto, l’idea che il lavoratore debba essere concepito come costo o come componente della grande catena di montaggio produttiva monta in tutta la sua forza in quelle realtà che ricorrono a forme precarie di contrattualizzazione, e non meno importante, anzi nodo centrale, è che a concepirsi come costo e non come risorsa sia il lavoratore stesso: che sentendosi tanto debole non avanza richieste e si chiude nel compartimento stagno della propria mansione e spesso ha un atteggiamento talmente conciliante che è disposto a tutto nella vana speranza di compiacere il padrone. 

Ci dicono che, con l’avvento della meccanizzazione dei processi produttivi, con lo smantellamento delle fabbriche la cui presenza è riconducibile a quella delle mosche bianche, la classe operaia non abbia più ragione di esistere.

Accettando questo assunto, per nulla falso, possiamo dire che, se non la classe operaia  come matrice storica, ragione d’esistere ha la classe dei lavoratori come insieme d’esseri umani sottoposti a una sfruttamento: il problema reale dei lavoratori è, posta la parcellizzazione e la frantumazione delle tipologie contrattuali, trovare una ragion d’essere in quanto classe unica.

I lavoratori sono capaci di abbaiarsi addosso semplicemente perché appartenenti a categorie diverse, non mostrano alcun tipo di solidarietà trasversale e, nel peggiore dei casi, non mostrano nessun tipo di solidarietà fra di loro: individualismi che si scontrano con altri individualismi, incapaci di comprendere che l’unione ha sempre fatto il loro gioco, incapaci di vedere oltre il proprio praticello, visto che la cultura del “tutto e subito” non permette di scavalcare il solco dell’adesso, per proiettarsi nel poi, e vedere la prospettiva globale.

D’altro canto è importante inquadrare anche l’attività sindacale: essa è essenzialmente un’attività negoziale, che per definizione non vede parti perdenti, ma due parti che si fronteggiano nei loro opposti interessi, alla ricerca di un compromesso che soddisfi entrambe.

Inoltre bisogna dire che un negoziato può sbilanciarsi in favore di una o dell’altra parte, tuttavia, proprio perché l’attività negoziale non finisce “mai” almeno fino a quando l’azienda è in vita, un risultato positivo non è mai definitivo in quanto la parte soccombente nel precedente negoziato, può sempre risultare la parte vincente in quello successivo.

La concessione che ti do oggi è la rinuncia che farai domani.

Nella negoziazione entra sempre in gioco la forza e la capacità delle parti di negoziare.

Oggi sappiamo che il risultato, a guardarlo a ritroso, di questi decenni di contrattazione ha portato all’erosione sistematica di diritti acquisiti, le parti sindacali poi, nelle aziende più piccole amano il termini “rapporti distesi con le aziende” e non confliggono quasi mai, per loro la crisi attuale, inoltre è diventata un bel paravento per non svolgere azioni di sorta: basta che l’azienda garantisca il lavoro e loro tornano a casa felici e contenti.

Per concludere questo tema per nulla esaurito, sottolineo un aspetto inquietante dell’azione sindacale, parlo dei comunicati ai lavoratori alla fine delle riunioni (ho fatto una breve esperienza come RSU): i comunicati ai lavoratori, relativi a riunioni con l’azienda, sono costruiti con la stessa perizia che avevano i nazisti nello descrivere con parole più morbide gli assetti organizzativi dello sterminio degli ebrei, mi si perdoni il paragone. Voglio dire che i termini, se una riunione negoziale con l’azienda non ha esiti positivi per i lavoratori, vengono mascherati nella loro crudezza, per fare un esempio: se l’azienda dice che vuole licenziare, nel comunicato non comparirà mai il termine “licenziamento”, l’ostacolo verrà aggirato con termini ben più morbidi che arrivano infine a distorcere la realtà delle cose.

 

Davide.

mercoledì 2 febbraio 2011

Perché scrivo un blog…

 

 

Vallo a spiegare alla casalinga di Voghera, all’operaio metalmeccanico, all’operatore call center, all’operatore autogrill, vagli a spiegare a queste persone che se il loro stipendio è ridotto all’osso, se non arrivano ai mille euro al mese, la colpa non è di Berlusconi, non è di Tremonti, non è dello stato italiano.

Vagli a parlare di Bilderberg,vagli a parlare di Trattato di Lisbona, vagli a parlare di euro e di Europa, vagli a a parlare di WTO e non ti seguiranno.

Non sono stupidi, e che non gliela fanno.

Sono stremati ecco tutto, quando tornano a casa il loro obiettivo è quello di rilassarsi, sedendosi sul divano, pigiando i tasti della tv.

Ci trovano i Santoro, ci trovano i quiz tv, si siedono e spengono il cervello.

I più attivi vengono bombardati da informazioni inutili: il caso Ruby, come si riassetterà il governo, se Berlusconi cadrà, cose che non modificheranno di una virgola le loro vite, che l’opposizione si chiami santa alleanza per abbattere Berlusconi o grande disegno per rivoluzionare l’Italia. Chiunque salga in quegli scranni non cambierà nulla del paese, perché semplicemente non può farlo, c’è già chi decide per lui.

Ma spiegalo e ti citeranno ancora Berlusconi. Spiegalo e ti cercheranno le tasse che sono troppo alte, spiegalo e vedrai chi dice:

io di queste cose non capisco nulla”.

Come Zombie, contro i quali inveiva un certo Carmelo Bene in un Costanzo Show di non molti anni fa.

Ma va la, potrebbero prenderti per pazzo, potrebbero prenderti per essere deprimente.

E allora perché scrivo? Scrivo per me stesso, conscio della mia inutilità, non ho nulla di rivoluzionario. Scrivo per sfogarmi.

Ecco tutto. Il potere ci ha fregati da tempo. E noi siamo troppo pavidi.

Davide.

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